martedì 21 agosto 2012

Prima tavola di Gilgameš - Ša nagba imuru (Di colui che vide ogni cosa)

Prologo e peana di Gilgamesh (1-51)
Di colui che vide ogni cosa, voglio narrare al mondo;
di colui che apprese e che fu esperto in tutte le cose.
Di
Gilgamesh
,  che raggiunse la più profonda conoscenza,
che apprese e fu esperto in tutte le cose.
Egli esplorò ogni paese
ed imparò la somma saggezza.
Egli vide ciò che era segreto, scoprì ciò che era celato,
e riportò indietro storie di prima del diluvio.
Egli percorse vie lontane, finché stremato, trovò la pace
e fece incidere tutte le sue fatiche su una tavoletta di pietra.
Egli fece costruire le mura di
Uruk
l'ovile,
e del santo
Eanna, dove si custodivano sacri tesori.
Guarda le sue mura dai fregi intrecciati come lana,
Osserva i suoi parapetti che nessuno può eguagliare!
Percorri la soglia a gradini di età remota,
avvicinati all'
Eanna, dove dimora la dea Ishtar
,
che nessun futuro re potrà mai riprodurre!
Sali sopra le mura di Uruk e percorrile.
Saggiane le fondazioni, esamina la base di mattoni.
Non furono i suoi mattoni davvero cotti in un forno?
Non furono i
Sette Saggi a gettare le sue fondamenta?
Un shar è l'area della città, un shar i suoi orti,
un shar la sua cisterna d'argilla, mezzo shar il tempio di Ishtar.
Per tre
shar e mezzo si estende il territorio di Uruk!
Guarda nello scrigno di cedro delle tavolette,
aprine la serratura in bronzo,
Solleva il coperchio (che cela) il segreto.
Prendi la tavoletta di lapislazzuli e leggi
i travagli di
Gilgamesh, colui che patì ogni ostacolo.
Egli è superiore agli altri re, imponente di statura,
prode figlio di Uruk, toro selvaggio che si scatena,
Precedendo tutti egli è pioniere;
seguendo tutti, i suoi compagni sono sempre al sicuro.
E' l'argine potente che protegge i suoi guerrieri,
un'onda che travolge, che distrugge mura di pietra!
Toro selvaggio generato da Lugalbanda, Gilgamesh, di forza perfetta,
figlio dell'augusta giovenca
Rimat-Ninsun.
Gilgamesh, alto, magnifico e terribile,
che aprì passi nelle montagne,
che scavò pozzi sui fianchi delle montagne,
e attraversò l'Oceano, il mare che si estende fino a dove sorge il sole;
colui che esplorò il mondo alla perenne ricerca della vita (eterna)
e arrivò con la sua forza a
Utnapishtim
;
colui che restaurò i centri di culto distrutti dal Diluvio,
e ripristinò i riti delle divinità astrali.
Chi potrà eguagliare il suo portamento regale
e dire come
Gilgamesh
: « Io sono il re»?
Gilgamesh era destinato alla fama dalla nascita.
Per due terzi è dio, per un terzo uomo.
Fu la Signora degli Dei (dea-madre) e disegnarne la forma,
il corpo, l'acconciatura dei capelli, la barba, l'aspetto glorioso e...

lacuna

La vita quotidiana a Uruk (52-93)

In Uruk l'ovile, egli va avanti e indietro,
come un toro che mostra la sua forza a testa alta;
egli non ha rivali quando brandisce le sue armi
e al suono del suo pukku debbono accorrere i suoi camerati.
I giovani uomini di Uruk egli angustia senza remora
(perché)
Gilgamesh
non permette al figlio andare dal padre.
Giorno e notte il suo governo è sempre più oppressivo
Gilgamesh ...
è il pastore di
Uruk
l'ovile,
ma non permette alla giovane donna di stare con il marito.
Le donne lamentarono le loro tribolazioni agli dei,
portarono i loro lamenti dinanzi a loro:
«Egli è grande, possente, esperto e glorioso,
ma non lascia libera la fanciulla col marito!».
Della figlia del guerriero, della moglie del giovane,
i lamenti prestarono ascolto gli dei.
Gli dei del cielo, i signori dell'ingegno,
(dissero) al dio An :
«Un toro selvaggio hai cresciuto come signore di
Uruk
-l'ovile,
egli non ha rivali quando brandisce le sue armi».
«Al suono del suo pukku debbono accorrere i suoi camerati.
I giovani uomini di
Uruk egli angustia senza remora
Gilgamesh non permette al figlio andare dal padre,
giorno e notte il suo governo è sempre più oppressivo».
«Eppure egli è il pastore di Uruk-l'ovile,Gilgamesh, la guida ...
Sebbene sia il loro pastore e loro protettore
grande, possente, esperto e glorioso,
non lascia libera la fanciulla col marito».
Della figlia del guerriero, della moglie del giovane,
i lamenti prestarono ascolto gli dei.

La creazione di Enkidu (94-112)

Lacuna. La reazione di An è conservata in una tavoletta da Nippur contenente un esercizio scribale di epoca medio-babilonese (XIV-XIII sec.).

«Che si convochi Aruru, la grande,
fu lei a creare l'umanità così numerosa:
che sia lei a dar vita alla controparte di Gilgamesh, che sia possente
e che possa contrastarlo, ed
Uruk ne venga alleviata!». 

Convocarono Aruru, la grande:                                                                                                                       
«Tu, Aruru, creasti l'umanità,
ora dai vita al pensiero di
An
». 
«Sia egli la controparte del suo cuore burrascoso,
che possa contrastarlo, ed
Uruk
ne venga alleviata!».
La dea
Aruru udite queste parole 
diede vita al pensiero di An
La dea Aruru lavò le sue mani,
prese un grumo di argilla, lo gettò nella piana.
Nella piana lei creò
Enkidu
, l'eroe,
creatura del silenzio, reso forte da
Ninurta
.
Tutto il suo corpo è coperto di peli,
la chioma fluente come quella di una donna,
i capelli del suo capo crescono come orzo. 
Ma non conosce né la gente né il Paese;
egli è vestito come
Sumuqan
Con le gazzelle egli bruca l'erba,
con il bestiame beve nelle pozze d'acqua.
con le bestie selvagge si disseta d'acqua.

Peripezie di un cacciatore (113-160)

Un cacciatore, un esperto di trappole,
lo incontrò presso la pozza d'acqua.
Un giorno, un secondo e poi un terzo
lo incontrò presso la pozza d'acqua.
Lo vide il
cacciatore
, il suo viso s'impietrì,
... tornò alla sua casa.
Egli era preoccupato, impaurito e silenzioso,
... scuro in volto;
Nel suo cuore c'era ansia,
nel suo aspetto il lungo viaggio.
Il cacciatore aprì la bocca, parlò e disse a suo padre:
«Padre mio, c'era un giovane maschio presso la pozza d'acqua.
Grande la sua forza nel
Paese,
la sua forza era incontrastata come una roccia dal cielo ».
«Egli vaga per le colline;
senza posa egli bruca l'erba con il branco,
senza posa lascia le sue tracce presso la pozza d'acqua.
Io ho paura e non oso avvicinarmi a lui».
«Egli ha riempito le fosse che avevo scavato,
ha distrutto le trappole che avevo teso,
ha liberato dai miei lacci le bestie della steppa,
Egli m'impedisce di lavorare nella steppa».
Suo padre aprì la bocca, parlò e disse al cacciatore:
«Figlio mio, in Uruk vive Gilgamesh!
... su di lui.
la sua forza è incontrastata come una roccia dal cielo».
«Parti e rivolgiti a lui,
raccontagli della forza dell'uomo (della steppa).
Va' e ritorna con Shamkat la prostituta
... sull'uomo forte».
«Quando il branco si avvicinerà alla pozza d'acqua,
lei si levi le vesti per mostrare le sue grazie.
Egli la vedrà e si accosterà con lei.
Allora il suo bestiame, cresciuto con lui, gli diventerà ostile».
Dando ascolto al consiglio di suo padre,
il
cacciatore andò ..
.
Egli prese la via fino a
Uruk
;
si presentò al cospetto di
Gilgamesh e gli disse:
«C'era un giovane maschio presso la pozza d'acqua.
Grande la sua forza nel
Paese
,
la sua forza era incontrastata come una roccia dal cielo».
«Egli vaga per le colline;
senza posa egli bruca l'erba con il branco,
senza posa lascia le sue tracce presso la pozza d'acqua.
Io ho paura e non oso avvicinarmi a lui».
«Egli ha riempito le fosse che avevo scavato,
ha distrutto le trappole che avevo teso,
ha liberato dai miei lacci le bestie della steppa,
Egli m'impedisce di lavorare nella steppa».
Disse Gilgamesh a lui, al cacciatore:
«Va', cacciatore, e prendi con te Shamkat la prostituta!
Quando il branco si avvicinerà alla pozza d'acqua,
lei si levi le vesti per mostrare le sue grazie.
Egli la vedrà e si accosterà con lei.
Allora il suo bestiame, cresciuto con lui, gli diventerà ostile».
DA QUI
Il cacciatore andò via, portando con sé la prostitutaShamkat,
ed essi si misero in cammino, intrapresero il viaggio.
Dopo tre giorni raggiunsero il luogo prescelto,
e il
cacciatore e la prostituta
sedettero nel loro nascondiglio;
un giorno, due giorni essi sedettero vicino alle pozze d'acqua,
Finché dalla montagna non venne il bestiame per bere
alle pozze d'acqua,
e non giunsero dalla montagna le bestie selvagge all'acqua
e si soddisfecero;
giunse anch'egli,
Enkidu
, generato dalla montagna,
che bruca l'erba con le gazzelle,
si abbevera alle pozze d'acqua con il bestiame,
e si soddisfa con le bestie selvagge presso le pozze d'acqua.


Iniziazione alla civiltà (161-205)

Shamkat lo vide, l'uomo primordiale,
il giovane la cui selvaggia virilità viene dal profondo
della steppa.
Il
cacciatore disse: "E' lui, o Shamkat
, denuda il tuo seno,
allarga le tue gambe perché egli possa penetrarti.
Non lo respingere, abbraccialo forte,
egli ti vedrà e si avvicinerà a te.
Sciogli le tue vesti affinché egli possa giacere sopra di te;
dona a lui, l'uomo primordiale, l'arte della donna.
Allora il suo bestiame, cresciuto con lui nella steppa,
gli diventerà ostile,
mentre egli sazierà le sue brame amorose".Shamkat denudò il suo seno, aprì le sue gambe
ed egli penetrò in lei.
Essa non lo respinse, lo abbracciò fortemente,
aprì le sue vesti ed egli giacque su di lei.
Essa donò a lui, l'uomo primordiale, l'arte della donna,
ed egli saziò con lei le sue brame amorose.
Per sei giorni e sette notti
Enkidu giacque con Shamkat

e la possedette.
Dopo essersi saziato del suo fascino,
volse lo sguardo al suo bestiame:
le gazzelle guardano
Enkidu e fuggono,
gli animali della steppa si tengono lontani da lui.Enkidu era diverso, una volta che il suo corpo
era stato purificato:
le sue gambe, che tenevano il passo delle bestie,
erano diventate rigide;
Enkidu
non aveva più forze, non poteva più correre
come prima;
egli però aveva ottenuto l'intelligenza; il suo sapere
era divenuto vasto.
Egli desistette e si accovacciò ai piedi della prostituta.
La
prostituta
lo guardò attentamente,
e ciò che gli diceva la prostituta egli andava ascoltando
attentamente.
Ella, allora, parlò a lui, a
Enkidu
:
"Tu sei divenuto buono, o
Enkidu
, sei diventato simile
a un dio.
Perché vuoi scorrazzare ancora nella steppa con le bestie
selvagge?
Vieni! Lasciati condurre a
Uruk
, all'ovile,
alla pura Casa, l'abitazione di
An ed Ishtar
,
dove
Gilgamesh
primeggia in forza:
e, simile a un toro selvaggio, è più potente di ogni
essere umano".
Così ella parlò a lui e il suo discorso trovò
orecchie favorevoli.
Egli, infatti, sarebbe andato alla ricerca di un amico, di uno
che lo potesse capire.
Enkidu parlò a lei, alla prostituta
:
"Vieni
Shamkat
; conducimi
alla pura e santa Casa, l'abitazione di
An ed Ishtar,
dove Gilgamesh primeggia in forza:
e, simile a un toro selvaggio, è più potente di ogni
essere umano.
Fammi competere con lui, lo voglio provocare:
proclamerò in
Uruk
: "Io sono il più forte!",
andrò e cambierò l'ordine delle cose;
colui che è nato nella steppa è superiore a lui".


In viaggio verso Uruk (206-226)

(Ella rispose): "Vieni, mettiamoci in cammino,
in modo che egli possa vedere la tua faccia;
io ti mostrerò
Gilgamesh
, io so dove si trova.
Va', o
Enkidu, ad Uruk
, l'ovile,
dove la gente è vestita splendidamente
e ogni giorno è occasione di festa,
dove i tamburi rimbombano
e le prostitute mostrano tutte le loro grazie;
piene di gioia e raggianti di felicità,
nel letto di notte, i Grandi giacciono con loro.
O Enkidu, tu che brami vivere,
consentimi di mostrarti
Gilgamesh
, un uomo pieno di gioia!
Guardalo, osserva le sue fattezze,
egli è virilmente bello, pieno di vita,
tutto il suo corpo emana un fascino seducente.
La sua forza è superiore alla tua!
Egli non dorme mai, ne di giorno ne di notte.
O
Enkidu
, non tentare di competere con lui.Shamash ama Gilgamesh,
ed
An, Enlil ed Enki lo hanno reso saggio!
Prima che tu scenda dalle montagne,Gilgamesh ti avrà visto in sogno, ad Uruk".


I due sogni di Gilgamesh (227-279) [Commento]

Gilgamesh svegliatosi rivelò il sogno a sua madre e disse:
"Madre, stanotte ho avuto un sogno.
Nel cielo sopra di me, luccicavano le stelle.
E qualcosa simile al firmamento di An mi cadde addosso!
Io tentai di sollevarlo ma era troppo pesante per me.
Io tentai di spostarlo ma non riuscii a maneggiarlo.
La cittadinanza di
Uruk
era accorsa a lui;
la cittadinanza si assembrò attorno a lui;
gli uomini si ammassarono presso di lui;
e i giovani uomini si accalcarono attorno a lui.
Essi baciarono i suoi piedi come bambini.
Io lo amai come una moglie, lo abbracciai forte.
Io lo portai con me, lo feci inginocchiare di fronte a te,
tu lo trattasti come fosse tuo figlio".
La saggia madre di
Gilgamesh
che conosce ogni cosa,
comprese, così parlò al suo signore.
La saggia
Rimat-Ninsun
che conosce ogni cosa,
comprese, così parlò a
Gilgamesh
:
"Figlio mio, le stelle che nel cielo sopra di te luccicavano,
e qualcosa simile al firmamento di
An ti cadde addosso;
che tu tentasti di sollevare ma che era troppo pesante per te.
che tentasti di spostare ma non riuscivi a maneggiarlo.
che tu portasti con te e facesti inginocchiare ai miei piedi,
e che io tratta come fosse mio figlio:
un compagno forte verrà da te, uno che può salvare la
vita di un amico,
egli è potente nella montagna, egli possiede la forza.
La sua forza è così grande come quella del firmamento di
An
.
Tu lo amerai come una moglie e lo terrai stretto a te;
[ ] ed egli avrà sempre cura della tua salute.
Il tuo sogno è buono e favorevole".
Gilgamesh disse a sua madre:
"Madre mia, ho avuto un secondo sogno!
Un'ascia bipenne cadde nelle strade di
Uruk
, l'ovile e tutti
si raccolsero attorno ad essa.
I cittadini di
Uruk
erano accorsi da lei;
tutto il Paese si raccolse attorno ad essa;
gli uomini si accalcarono attorno ad essa.
Io la portai a te e la feci inginocchiare di fronte a te,
io lo amai come una moglie e lo abbracciai forte
e tu lo trattasti come se fosse tuo figlio".
La saggia madre di
Gilgamesh
che conosce ogni cosa,
comprese, così parlò a suo figlio.
La saggia Rimat-Ninsun che conosce ogni cosa,
comprese, così parlò a
Gilgamesh
:
"Figlio mio! L'ascia bipenne che tu hai visto - essa è un uomo! -
che tu hai amato come una moglie, che hai abbracciato forte,
e che io ho trattato come se fosse tuo figlio,
(ciò vuol dire:) un compagno forte verrà da te, uno che può
salvare la vita di un amico,
egli è potente nella montagna.
La sua forza è così grande come quella del firmamento di
An
".Gilgamesh a lei parlò, a sua madre:
"[ ] Fallo scendere, allora, secondo la parola di
Enlil
,
il grande consigliere,
così io guadagnerò un amico che mi darà consigli,
in verità io guadagnerò un amico che mi da consigli".
I suoi sogni così come avvenuti furono rivelati.
Rivelò
Shamkat i sogni di Gilgamesh e li riferì a Enkidu
,
mentre facevano l'amore
ed Enkidu era sdraiato accanto a lei.



·        Gilgamesh re di Uruk e protagonista dell'opera.
·        Enkidu compagno d'avventure di Gilgamesh. Nato come uomo primordiale, viene educato alla civiltà da Shamkat. Dopo un primo scontro con Gilgamesh ne diviene amico (e secondo alcune interpretazioni pure amante). Insieme a Gilgamesh sconfigge il guardiano della foresta dei cedri per impossessarsi del prezioso legno con cui intende costruire una porta sacra ad Enlil. I due eroi sconfiggono anche il Toro Celeste. Durante un'assemblea degli dei è deciso che egli muoia. Il lamento di Gilgamesh per la morte di Enkidu è il passo lirico di massima intensità dell'epopea. Bellissima è anche la rappresentazione dell'aldilà nel sogno di Enkidu e nel finale dell'opera. Incredibile la successione di taboo che Enkidu infrange nella sua discesa agli Inferi.
·        Shamkat la prostituta sacra che introduce Enkidu alla civiltà. Si chiama Shamkatum nel poema paleobabilonese. I, VII
·        Enlil sovrano degli dei. Letteralmente: signore (en) dell'aria (lil) ma è spesso osannato come "padre di tutti gli dei" e "signore del cielo e della terra". E' figlio di An e Antu e, dal 2500 a.C., sostituisce An alla guida della comunità degli Anunnaki. Suo santuario è l'Ekur ("casa della montagna") nella città sacra di Nippur. La sua funzione è sia di creatore, sia di legislatore (sua è la DUB-NAM, tavoletta dei destini) e sia di giudice (punisce l'umanità col diluvio, rifiuta di resuscitare Enkidu). Sua moglie è Ninlil. Enlil, in accadico Ellil, è figlio di An, ed è l'arcaico dio dell'aria (in sumerico lil). Una volta preso il posto di An alla guida degli Anunnaki, diventa signore di tutto l'universo. Sua sposa è Ninlil (o Mulliltu) e con lei genera numerose divinità. Un bel mito celebra la storia di Enlil e Ninlil. Enlil, accusato di empietà, è rinchiuso agli inferi. Ninlil allora lo segue sottoterra. Lì danno alla luce Sin (dio lunare), Nergal e Ninazu. Ninazu non è obbligato a restare ma grazie al suo sacrificio Sin abbandonare gli Inferi e levarsi nel cielo notturno. Sua è la tavoletta dei destini a cui non potevano sottrarsi ne uomini né dei. Egli è dio della tempesta e l'artefice del grande Diluvio che si abbatte sugli uomini (tav. XI). E' lui a porre il mostro Khubaba a guardia della foresta dei cedri.  Era venerato nell'Ekur, santuario di Nippur (come ricordato nella tav. VI). Suo corrispettivo nell'alta Siria (Mari/Ebla) era Dagan il cui santuario era a Tuttul. Curiosamente l'impero fondato da Sargon, per non offendere nessuno, venne consacrato a entrambi: la Bassa Mesopotamia a Enlil, la regione di Mari ed Ebla a Dagan. Il suo centro di culto era considerato punto di unione tra il cielo e il mondo sotterraneo. Enlil è infatti signore della terra e simbolo del potere reale. Per questo il suo santuario era tenuto in grandissima considerazione sia presso i sumeri che presso gli accadi. Sul libro dei Sogni assiro leggiamo che  «Se un uomo nel suo sogno vede il dio Enlil avrà lunga vecchiaia ». La citta-sacra di Nippur, fondata prima del 4000 a.C., non ebbe mai reale peso politico-militare, ma fu importante centro religioso e sede di scuole scribali. Infatti gli scavi di Nippur hanno portato alla luce migliaia di documenti tra cui molte copie di testi letterari. Nippur vide crescere il proprio prestigio religioso e culturale costantemente fino al 1700 a.C., quando fu soppiantata in tale ruolo da Babilonia, città santuario di Marduk. Assistiamo quindi a un'evoluzione del sistema mitologico che non è più dominato da Enlil ma da Marduk. Nel nuovo sistema babilonese Enlil riceve un trattamento non certo di favore ed appare severo, a volte stolto. La severità di Enlil era proverbiale. Assistiamo ad esempi nella tav. XI, o nel poemetto sumerico Enkidu agli Inferi, quando nega qualsiasi aiuto al supplice Gilgamesh. Inoltre, se nelle versioni sumeriche del diluvio Enlil divideva con An la responsabilità del cataclisma, nell'Atramkhasis egli è il solo ad infliggere al genere umano il tormento delle piaghe e del Diluvio. Enlil nell'Atramkhasis è incurante delle conseguenza dell'estinzione degli uomini, da cui alla fine dipendeva il sostentamento degli stessi dei. Alcune interpretazioni vedono però nel "brusio" degli uomini - che tanto affligge Enlil - una metafora del'intrapendenza umana e del suo bisogno di indipendenza dal divino. Inevitabile che Enlil esca di scena nelle elaborazioni teologiche babilonesi che fanno di Babilonia la nuova città primordiale, sacra a Marduk. Marduk è proclamato figlio di Enki, l'ingegnere del mondo, e suo figlio Nabu eredita le prerogative culturali del nonno. Nell'epopea di Erra (VII secolo a.C.) Enlil fa una fugace apparizione come padre dello scalmanato portatore di flagelli e inondazioni (ma nemmeno Marduk riceve un bel trattamento, essendo l'epoca composta in un periodo di profonda crisi politica e incertezza religiosa). Tutti i miti di epoca pre-babilonese celebrano invece la gloria di Enlil. Già nell'epopea di Gilgamesh vediamo con quanta disinvoltura trasformi Utnapishtim e sua moglie in immortali. Analogamente si comporta  nella versione sumerica del diluvio (mito di Ziusudra) destinando l'immortale Ziusudra a vivere nel reame di Dilmun. Egli è quindi creatore ma anche legislatore. Tutto l'universo (il ciclo delle stagioni, il moto degli astri, le regole di comportamente, ecc.) è regolato dalle sue leggi. In particolare egli è il signore della tavoletta dei destini con la quale decide la fortuna o la disgrazia di uomini e dei. Spesso affida questa tavoletta a celesti custodi (Enki, Anzu, Ninurta, ecc.) che inevitabilmente la smarriscono dando pretesto a nuove trame mitiche.
·        An il cielo ovvero il dio del firmamento. Con sua moglie Antu è progenitore della maggior parte degli dei, anche se nei miti più arcaici sua moglie è la dea-madre Mammitum. Figli di An e di Antu sono i cosiddetti Anunnaki. Condivide con Ishtar la benedizione sul santuario Eanna (= casa del cielo) a Uruk. A lui si rivolge Ishtar dopo l'oltraggio di Gilgamesh (VI) per scagliare il Toro Celeste contro Uruk. I
·        Rimat-Ninsun madre di Gilgamesh e dea-sacerdotessa che dimora nell'Egalmah. I
·        Uruk Città-stato del Paese di Sumer, spesso definita "l'ovile" per la sua prosperità economica. Proverbiale è la maestosità delle sue mura e la sua "grande porta". Ogni anno vi si celebra la festa del Nuovo Anno. I
·        Enki signore dell'abisso, dio dell'astuzia e delle arti. Protagonista assoluto di molti miti ha un ruolo marginale nell'epopea, come mostra, per esempio, il suo silenzio durante il consiglio degli Anunnaki. Enki, in accadico Ea, è il dio della sapienza e delle arti. E' figlio di Tiamat, il mare primordiale di superficie, come narra l'Enuma Elish. Sua consorte è Damkina, madre di Marduk. Enki propone a Enlil la creazione dell'uomo per alleviare la fatica degli dei, come narra l'Atramkhasis. Nella sfida tra Enki e Ninmah realizza lo stampo per creare l'uomo. La dea Ninmah, provando a eguagliarne la potenza, gioca con lo stampo di Enki ottenendo però solo creature imperfette (il cieco, lo storpio, la donna sterile, ecc.). Ma il saggio Enki, che è custode della tavola dei destini, sa assegnare un ruolo anche ad esse come, per esempio, al cieco destinato ad essere cantore (un po' come nell'epica greca). Molti miti celebrano la sua sapienza, come pure la capacità nell'inganno - spesso a spese di Enlil (Enki e Eridu, Enki e l'ordine del mondo, Enki e Ninhursag). A volte però anche Enki è ingannato come nel mito di Inanna ed Enki, dove il dio, inebriato dagli effetti della birra, cede tutti i suoi poteri (me) a Ishtar. Altre volte Enki sceglie male i collaboratori come nel mito di Anzu. Enki raccomanda il mostro Anzu al servizio di Enlil. Ma Anzu tradendo la fiducia ruba la tavola dei destini gettando l'universo nel caos. Interviene Ninurta, altro araldo di Enki, per sconfiggere Anzu. Ma Ninurta, deluso dalla magra ricompensa, cospirerà contro Enki. Il santuario più importante di Enki si trovava a Eridu, ed era chiamato E-Abzu (casa dell'abisso). Infatti secondo la concezione cosmologica sumerica Enki era dio delle acque sotterranee vivificatrici (abzu, apsu in accadico). Si ritiene che il suo nome originario fosse En-kur (signore del sottosuolo) da cui sarebbe derivato En-ki. Nell'Enuma Elish si narra come Enki diviene signore dell'abisso Apsu. Dall'Apsu uscirono gli apkallu (uomini-pesce) per portare la civiltà tra gli uomini ancora selvaggi secondo il mito dei Sette Saggi. La tradizione attribuiva proprio ai sette saggi la posa delle fondamenta di Uruk (v. 19, tav. I). Il più noto dei sette saggi è un altro eroe mitico: il saggio Adapa. Altro noto apkallu è Sin-leqi-unnini che la tradizione vuole come autore del canone di Gilgamesh. Proprio nell'Apsu, dimora di Enki, si getta Gilgamesh, istruito da Utnapishtim, per recuperare la pianta dell'irrequietezza (vv. 272-274, tav. XI). Tuttavia il ruolo di Enki è davvero marginale nell'epopea ninivita (per esempio nel consiglio degli Anunnaki non apre mai bocca), forse a testimonianza di un declassamento della divinità in epoca neoassira.
·        Shamash dio del sole, degli oracoli, della giustizia e protettore di Gilgamesh in tutte le sue avventure. Nel suo giardino, custodito dalla vivandiera Siduri, si rifocilla prima di sorgere ogni mattina ed attraversare il firmamento a bordo del suo cocchio. Shamash, in sumerico Utu, è dio del sole e della giustizia. Non è un caso che Hammurabi (re di Babilonia, 1792-1750 a.C.) gli dedichi il suo codice delle leggi. La stele di Hammurabi è famosa per il bassorilievo che ritrae il sovrano in piedi di fronte alla divinità benedicente. La stele, una volta conservata nel tempio di Shamash a Sippar (menzionato nella tav. VI), trafugata durante un saccheggio, ritrovata nella capitale persiana di Susa, recuperata da Layard nell'800, è oggi ammirabile al British Museum di Londra. Shamash era venerato anche a Larsa. In alta Siria venne assimilato al culto di Baal, figlio di Dagan, venerato nella città sacra di Baalbek nota in età ellenistica come Heliopolis ("città del sole") dove ovviamente la divinità si assimilò ad Apollo. Per completezza ricordo che la regione subì a più riprese la dominazione degli egizi, presso i quali la divinità solare era nota come Ra. I legami culturali tra la Siria e l'Egitto sono testimoniati dai ritrovamenti di manufatti egizi nella necropoli reale di Ebla. Padre di Shamash era Sin, in sumerico Nanna, dio della luna e governatore dei passi di montagna, venerato a Ur e Harran. Nell'Epopea di Gilgamesh Shamash compare ripetutamente in numerose situazioni poiché è dio protettore di Gilgamesh. Come dio della giustizia risolve la disputa tra l'assemblea degli anziani, capeggiata da Enkidu, e l'assemblea dei giovani, guidata da Gilgamesh al termine della tav. II. Durante la supplica di Ninsun a Shamash della tav. III apprendiamo il nome della moglie del dio sole: Aia ovvero l'aurora. Nella tav. IV, i due eroi eseguono nel corso del loro viaggio alla Foresta dei Cedri, numerosi sacrifici per propiziarsi i favori del dio prima dello scontro con Khubaba. Shamash si accerta che i due non si perdano d'animo inviando ogni sera un demone della sabbia (forse Ziqiqu, dio dei sogni). La creatura trasmette ad Enkidu il potere di interpretare i sogni di Gilgamesh. Il significato dei sogni è sempre il medesimo: Shamash guarda con ottimo auspicio al successo dell'impresa. Shamash è avvocato difensore di Enkidu durante il consiglio degli Anunnaki all'inizio della tav. VII (mutila) che l'aveva condannato. Nella tav. VII lo ritroviamo trasfigurato in angelo del trapasso in un drammatico dialogo con Enkidu. Successivamente è oggetto di venerazione nei riti funebri della tav. VIII. Nella tav. IX è la luce di Shamash a indicare la via attraverso l'oscurità quando Gilgamesh inizia la sua ricerca di Utnapishtim. Al termine della stessa tavola Gilgamesh giunge nel paradiso terrestre babilonese che altri non è che il giardino del dio Shamash (il passo è famoso per la fantasia descrittiva, p. es. grappoli di diamanti che nascono sugli alberi come i frutti). Nella straordinaria tav. X Utnapishtim è sorpreso dall'arrivo di Gilgamesh perché solo Shamash, "il guerriero", è capace di attraversare il mare (come Apollo, nella mitologia greca). Secondo i babilonesi, ai limiti estremi della volta celeste il cielo appoggiava sulla Terra. Qui si aprivano due porte incastrate in montagne gemelle (Mashu) ma poste agli antipodi terrestri. Shamash superava al mattino la prima per viaggiare durante il giorno lungo la volta celeste. La seconda era oltrepassata la sera quando Shamash scendeva agli Inferi. Durante la notte il dio navigava sull'Apsu a bordo di una barca sacra (frequentemente rappresentata nei sigilli) che lo riportava alla prima porta per riemergere all'alba in superficie. Anche Sin percorreva la propria strada nel cielo circondato dalle stelle che erano considerate un gregge che An conduceva al pascolo ogni notte nella volta. In tale gregge saltellano cinque arieti, i primi cinque pianeti già conosciuti agli astronomi babilonesi.
·        Shamkat la prostituta sacra che introduce Enkidu alla civiltà. Si chiama Shamkatum nel poema paleobabilonese. I, VII
·        Ishtar dea dell'amore venerata a Uruk nel tempio dell'Eanna. Invaghitasi di Gilgamesh, viene da lui rifiutata. Per vendicarsi manda sul Paese di Sumer la calamità del Toro Celeste. Ishtar, in sumerico Inanna, è probabilmente la divinità più ammaliante e controversa. Ella visse nel corso dei secoli una profonda metamorfosi. Da dea protettrice degli antichi centri rurali protourbani sumerici (come Eridu e Uruk) passò a crudele emblema dello sviluppo cittadino imperiale, divenendo la dea più popolare dell'intera Asia occidentale. Presso gli assiri, in veste di dea della guerra, era popolarissima e godeva di numerosi appellativi: a Ninive era venerata col nome di Mullissu, ad Arbela col nome di Shatru, a Kalhu con l'appellativo di Bid-Kidmuri. Il nome Ishtar deriva dal semitico Attar/Attart (divinità androgina associata al pianeta Venere). Fu nota come Shaushga tra gli ittiti, Ashtoreth fra gli ebrei, Atar-Ata fra i fenici (moglie di Baal, signore dell'olimpo fenicio) e Astarte tra i greci. Erodoto riferisce che Militta era il nome assiro di Afrodite (Storie, vol. I § 199). E' figlia di An e Ki, ma in epoca babilonese Isthar è figlia di Sin, dio lunare, sorella gemella di Shamash, il Sole, e sorella della temutissima Ereshkigal, matrona dell'oltretomba. Già nei miti più arcaici si riflettono le sue qualità ed attitudini. Per esempio Ishtar ha l’hobby di andare in visita presso altre divinità, cacciandosi spesso nei guai ma uscendone sempre vincitrice (visita a Enki, visita a Ereshkigal). Nell’antichissimo mito di Inanna ed Enki si trasfigura il passaggio del patrimonio culturale dei primi nuclei urbani alle nuove città-stato sumeriche. La dea, non paga della rozza vita della steppa si converte alla vita cittadina ottenendo da Enki - protettore di Eridu, città primordiale del 4000 a.C. - i “poteri” (me). Questi poteri altro non sono che le basi della vita culturale cittadina: la pastorizia, la scienza scribale, l’artigianato, le regole di comportamento.
·        Cacciatore primo uomo civile ad incontrare Enkidu. Riferirà il suo incontro direttamente a Gilgamesh che gli affiderà la missione con Shamkhat. Su di lui cadrà la maledizione di Enkidu in agonia. Dalle versioni mediobabilonesi dell'epopea apprendiamo il suo nome: Shangashu. I, VII
·        Eanna letteralmente "casa del cielo", a volte indicata come la "pura casa". E' il nucleo templare di Uruk dedicato agli dei An e Ishtar. In traduzioni spurie è chiamato anche Etanna. I
·        Sette Saggi noti anche come apkallu (uomini-pesce). Emissari di Enki usciti dal mare (o meglio dall'Apsu) per portare la sapienza fra gli uomini in età remota. Secondo i babilonesi il primo di essi fu il saggio Adapa (ricordato da Assurbanipal in una celebre iscrizione). I
·        shar unità di misura della superficie con la quale si esprimono le dimensioni di Uruk e dell'Eanna. Equivale a un miglio quadrato secondo George, o centinaia di ettari (3.900.000 mq) secondo Saporetti. I
·        Lugalbanda padre di Gilgamesh, onorato come un dio al termine dello scontro col Toro Celeste. Lugalbanda è protagonista di un autonomo ciclo epico del quale sono sopravvissuti due miti. I, VI
·        Utnapishtim letteralmente "colui che vide la vita" perché dopo essere sopravvissuto al diluvio ottiene la vita eterna. La sua dimora è infatti detta "paese del vivente" e corrisponde alla foce dei fiumi oppure al sumerico paese del sole (Dilmun). Prima del diluvio era sovrano di Shuruppak devoto al dio Enki. E' anche antenato di Gilgamesh. I
·        pukku simbolo regale di Gilgamesh. I, XII
La maggior parte degli interpreti traduce come "tamburo". In questo senso è percosso da Gilgamesh col mekku ("bacchetta") per radunare i giovani di Uruk. Secondo altri studiosi andrebbe tradotto come "cerchio" o "palla"
. In realtà non si è ancora capito bene di cosa si tratti
·        Sumuqan dio della steppa, delle piante e degli animali che vi vivono. Le sue fattezze sono prese a modello da Aruru per creare Enkidu. I
·        Aruru la dea madre secondo il mito della creazione. E' lei a creare Enkidu modellando l'argilla. Con la qualifica di "Signora degli dei" era chiamata anche Belet-Ili. I altro nome della dea madre. Significa "Signora degli dei". XI
·        Ninurta dio guerriero figlio di Enlil. E' anche divinità del vento del sud. Partecipa all'assemblea degli Anunnaki che decreta la punizione per l'umanità. Il ciclo di Ninurta (in origine Ningirsu) è tra i più apprezzati dell'antichità. Ricordo i bei miti Ninurta vs. Asakku (il signore delle pietre) e Ninurta vs. Anzu. I, XI
·        Paese altro riferimento alla Terra di Sumer. VI
·        Anunnaki Secondo i miti più arcaici gli Anunnaki sono dei della fertilità e degli inferi, mentre gli Igigi sono gli dei del cielo capeggiati da Enlil. Secondo il mito di Atramkhasis invece gli Anunnaki rappresentano la classe aristocratica divina, contrapposta alla plebe degli Igigi. E' proprio dallo scontro Anunnaki-Igigi che avrà origine l'uomo. Secondo infine l'Epopea di Gilgamesh, Anunnaki e Igigi sono sinonimi anche se i giudici dell'aldilà sono solo detti Anunnaki. 
I principali Anunnaki sono:
  1.  An (in accadico Anu), il cielo, padre degli dei: anunnaki significa letteralmente "figli di An"
  2.  Ki (o Urash), la terra e moglie di An
  3.  Enlil (in accadico Ellil), capo della seconda generazione divina
  4.  Enki (in accadico Ea), dio della sapienza
  5.  Sin (Nanna in sumerico), la luna, figlio di Enlil, padre di Shamash
  6.  Shamash (Utu in sumerico, Baal), il sole, protettore di Gilgamesh
  7.  Ishtar (Inanna in sumerico), dea dell'amore
  8.  Marduk (Bel, Zeus-Belo) signore della terza generazione divina.                                                                                                                                     Altre importanti divinità sono Ishkur (in accadico Adad, dio delle tempeste assimilato poi a Baal), Dumuzi (in accadico Tammuz, dio dei pastori), Ninurta (dio della guerra), Nabu (dio degli scribi e delle arti) e la triade infernale Ereshkigal (la notte), Namtar (il destino), Nergal (in accadico Erra, la pestilenza). [Divinità ittite: Shaushga (Ishtar), dea Khepat della città di Uda, dio Gurwasu, dea Ningal, dee Damnassara nel racconto di Kesh-shi] Divinità minori sono: Ashnan (dea del grano), Lahar (dea del bestiame), Emesh (dio dell'agricoltura), Enten (dio agricoltore), Uttu (dio dei costumi domestici), Enbililu (protettore del Tigri e dell'Eufrate), Ennugi (o Enkimdu, custode dei canali d'irrigazione), Kabta (custode degli strumenti agricoli), Mushdamma (custode delle fondamenta delle case), Sumuqan (dio della steppa), Ghibil (dio del fuoco), Ziqiqu (o Anzaqar dio dei sogni), Geshtinanna (sorella di Dumuzi e dea della vite e del vino), Baba (patrona delle nascite), Nusku (visir di Enlil).

Trama della Ia Tavola
L'opera inizia con un inno al re Gilgamesh e alla sua città, Uruk. I sudditi sono vessati dal loro sovrano e si lamentano con gli dei. Il dio An, sovrano del firmamento, accoglie la supplica e, per dare sollievo al popolo, dispone la nascita di Enkidu. Costui è l'uomo selvaggio che vive con gli animali nella steppa, che potrà tenere a freno la smisurata potenza di Gilgamesh ma anche stargli accanto nei momenti di pericolo. Enkidu però deve essere prima educato alla civiltà. A questo compito provvede la prostituta sacra Shamkhat che gli insegna le basi della vita cittadina prima di condurlo a Uruk.


Chi si addormentava in un luogo sacro ad una divinità, tramite i sogni conosceva la sua volontà. Poiché, però, l'arcano era nascosto sotto immagini oniriche, si doveva ricorrere all'aiuto di un interprete. In questa tavola troviamo chiaramente due di questi elementi, il sognatore (Gilgamesh) e l'interprete (Ninsun), mentre il luogo non è esplicitato (probabilmente la reggia o l'Eanna). Nella tav. IV, la "tavoletta dei sogni", li incontreremo invece tutti e ripetutamente. Spesso colui che sogna è Gilgamesh, ma più avanti lo troveremo anche in funzione di interprete, un po' maldestro. Infatti, dopo avere ascoltato un sogno di Enkidu - chiarissimo, almeno al lettore - Gilgamesh lo giudica «indecifrabile» (v. 256 tav. VII). Qui la dea-sacerdotessa Ninsun interpreta senza problemi i sogni premonitori del sovrano di Uruk. Sia il primo sogno, dove "qualcosa di simile al firmamento di An" precipita su Uruk, sia il secondo, dove un'ascia bipenne porta scompiglio a Uruk, sono interpretati in congiunzione con l'arrivo di Enkidu. Cosa sia "qualcosa di simile al firmamento di An" è suggerito dal racconto ittita di Kesh-shi dove il protagonista nel quarto dei suoi sette sogni, interpretato anche qui dalla madre del protagonista, ha visione di un masso di diorite che cadendo dal cielo schiaccia i sacerdoti... Nella letteratura sumerica troviamo altre figure di dee-sacerdotesse. Come Nanshe alla quale si rivolge Gudea di Lagash per spiegare i propri sogni (Gudea, come Enkidu nella tav. VII, sognava Anzu. La differenza è che il sogno di Gudea è benigno mentre quello di Enkidu è infausto). Altra dea-sacerdotessa è Geshtinanna che indovina, dai sogni del fratello Dumuzi, l'arrivo dei demoni nella celebre discesa di Ishtar agli Inferi. Sulla pratica dell'interpretazione dei sogni si svilupperà una vera e propria industria in epoca posteriore. Sanatoria greci e serapei dell'Egitto ellenistico, pullulavano di visitatori come le attuali stazioni termali. Nelle interpretazioni, profuse da indovini a pagamento, i "sognatori" inseguivano soluzioni contro le loro tribolazioni e malattie.

Prologo: Gilgamesh l'eroe

Di Gilgamesh che vide ogni cosa voglio io narrare al mondo; di colui che apprese ogni cosa, rendendosi esperto di tutto. Egli andò alla ricerca dei Paesi (più lontani) (e) in ogni cosa raggiunse la completa saggezza. Egli vide cose segrete, scoprì cose nascoste, egli riferì le leggende dei tempi prima del diluvio. Egli percorse vie lontane, (finché), stanco e abbattuto, (non si fermò). Egli fece incidere tutte le sue fatiche su una stele di pietra. Fu lui a costruire le mura di Uruk, l'ovile Del santo Eanna, il luogo splendente. Guarda le sue mura: i suoi merli sono come il rame! Osserva la sua alzata, nessuna opera la eguaglia. Varca la sua soglia, che è di tempi immemorabili, avvicinati all'Eanna, l'abitazione della dea Ishtar: mai nessuno, forse anche un re, potrà costruire un monumento che lo eguagli! Sali sulle mura di Uruk e percorrile, ispeziona le fondamenta, scrutane i mattoni: non è forse vero che sono davvero mattoni cotti? Non sono stati i sette saggi a porre le sue fondamenta? Un miglio quadrato è la città, un miglio quadrato sono i suoi orti, e così pure le sue cisterne oltre alle terre del tempio di Ishtar. Per tre miglia quadrate si estende Uruk senza contare i suoi terreni agricoli. Cerca la cassetta di rame delle tavolette, sbloccane la serratura di bronzo, apri la porta che cela i suoi segreti, solleva la tavoletta di lapislazzuli e leggila: vi è la storia di quell'uomo, di Gilgamesh che sperimentò ogni possibile sofferenza Egli è superiore agli altri re, è un signore glorioso di grande statura, un eroe, figlio di Uruk, uno scalpitante toro selvaggio, egli come un duce precede tutti, egli segue tutti, per prestare aiuto ai suoi fratelli, una solida rete a protezione dei suoi uomini, un diluvio travolgente che può distruggere persino un muro di pietra. Primogenito di Lugalbanda, Gilgamesh di forza possente, figlio dell'eccelsa vacca, Rimat-Ninsun. Egli è Gilgamesh di fiero splendore: è colui che aprì passi nelle montagne, colui che scavò pozzi persino nei dirupi delle montagne, colui che attraversò l'Oceano, vasti mari fino al punto in cui sorge il sole, colui che scrutò i confini del mondo alla disperata ricerca della vita eterna, colui che riuscì a raggiungere Utanapishtim,che abita in un lontanissimo luogo, colui che restaurò i centri di culto distrutti dal diluvio. Chi fra la moltitudine delle genti si può a lui paragonare nell'esercizio della legalità? Chi come Gilgamesh, ha il diritto di dire: "Io sono re"? Gilgamesh era destinato alla gloria dalla nascita. Per due terzi egli è dio e per un terzo uomo. La dea Mah disegnò la sagoma del suo corpo, fece le sue forme perfette e splendenti; // era orgoglioso e forte // uomo eroico per la decisione di //  

Enkidu: la sua creazione

In Uruk, l'ovile di Ishtar, egli va avanti e indietro, si mostra superiore, tiene la sua testa alta come un toro selvaggio; egli non ha rivali, le sue armi sono sempre sollevate e al suono del suo pukku (tamburo) debbono accorrere i suoi camerati I giovani uomini di Uruk erano angustiati nelle loro abitazioni: "Gilgamesh non permette che il figlio stia con suo padre" "Giorno e notte il suo comportamento è oppressivo. Egli è il pastore di Uruk, l'ovile, egli è il loro pastore, eppure // il potente, il superbo, l'intelligente e l'esperto, Gilgamesh non permette alla fanciulla di stare con suo marito"; della figlia del guerriero, della moglie del nobile gli dei udirono i lamenti. Gli dei del cielo (dissero): "Il signore di Uruk, l'ovile, non sei stata proprio tu, o Aruru, che l'hai creato come toro selvaggio? Non vi è rivale per lui. Le sue armi sono sempre sollevate e al suono del pukku egli fa accorrere i suoi compagni; Gilgamesh non permette che il figlio stia con suo padre. Giorno e notte il suo comportamento è oppressivo. Egli è il pastore di Uruk, l'ovile, egli è il loro pastore, eppure // il potente, il superbo, l'intelligente e l'esperto, Gilgamesh non permette alla fanciulla di stare con suo marito"; della figlia del guerriero, della moglie del nobile Anu udì il lamento più e più volte. Essi allora convocarono Aruru, la grande: "Proprio tu, o Aruru, l'hai creato; crea ora la sua controparte. Per contrastare l'ardore delle sue energie fa' che essi combattano tra di loro, cosicché a Uruk torni la pace". Quando Aruru udì queste parole concepì nel suo cuore l'immagine di Anu. Aruru lavò le sue mani, prese un grumo di creta e lo piantò nella steppa. Essa creò un uomo primordiale, Enkidu, il guerriero, seme del silenzio, la potenza di Ninurta. Tutto il suo corpo era coperto di peli, la chioma era fluente come quella di una donna, i ciuffi dei capelli crescevano lussureggianti come grano. Egli non conosceva né la gente né il Paese; egli indossava una pelle di animale come Sumuquan. Con le gazzelle egli bruca l'erba, con i bovini sazia la sua sete nelle pozze d'acqua. Con le bestie selvagge, presso le pozze d'acqua, egli si soddisfa.

  Le avventure di un cacciatore

Un cacciatore, un vagabondo, lo incontrò vicino alle pozze d'acqua. Un giorno, due giorni, tre giorni vicino alle pozze d'acqua, il cacciatore lo vide, e il suo viso sbancò; tremebondo egli tornò alla sua casa. Egli era impaurito, cereo in volto, senza parole; il suo cuore era sconvolto, la sua faccia stravolta; il terrore era fin nel profondo delle sue viscere; la sua faccia era emaciata come quello di uno che torna da un lungo viaggio. Il cacciatore aprì la bocca e così parlò a suo padre: "Padre mio, vi era un giovane uomo che scesa dalla montagna, egli era il più forte della montagna, senza limiti era la sua forza. La sua forza era incontrastata, come il firmamento di Anu; egli percorse la montagna senza posa; senza posa egli bruca l'erba con il bestiame, senza posa pone i suoi piedi nelle pozze d'acqua. Io ero troppo spaventato per avvicinarmi a lui. Egli ha riempito le buche che avevo scavato, egli ha strappato le reti che avevo teso. Egli ha aiutato il bestiame, le bestie selvagge della steppa, a sfuggire alla mia cattura. Egli non mi ha consentito di lavorare nella steppa". Suo padre aprì la bocca e parlò al cacciatore: "Figlio mio, in Uruk vive Gilgamesh! Non vi è nessuno che riesca a sopraffarlo. La sua forza è veramente possente come il firmamento di Anu. Va', rivolgiti a lui, racconta a Gilgamesh della forza di quest'uomo. Va', o cacciatore, fa che egli ti dia la prostituta Shamkat, e portala con te, fa che la prostituta vinca sull'uomo forte. Quando egli condurrà il bestiame alle pozze d'acqua, essa dovrà spogliarsi e mostrare le sue grazie. Egli la vedrà e si accosterà con lei, allora il suo bestiame cresciuto con lui nella steppa gli diventerà ostile". Egli diede ascolto ai consigli di suo padre, e così il cacciatore si recò da Gilgamesh. Egli prese la via e si mise in cammino verso il centro di Uruk; si presentò al cospetto di Gilgamesh e gli rivolse la parola: "Vi era un giovane uomo che scese dalla montagna, egli era il più forte della montagna, senza limiti era la sua forza. La sua forza era incontrastata, come il firmamento di Anu; egli percorse la montagna senza posa; senza posa egli bruca l'erba con il bestiame, senza posa pone i suoi piedi nelle pozze d'acqua. Io ero troppo spaventato per avvicinarmi a lui. Egli ha riempito le buche che avevo scavato, egli ha strappato le reti che avevo teso. Egli ha aiutato il bestiame, le bestie selvagge della steppa, a sfuggire alla mia cattura. Egli non mi ha consentito di lavorare nella steppa". Gilgamesh rispose a lui, al cacciatore: "Va', cacciatore, porta con te la prostituta Shamkat, e quando egli condurrà il bestiame alle pozze d'acqua, essa dovrà spogliarsi e mostrare così le sue grazie. Egli la vedrà e si accosterà con lei, allora il suo bestiame cresciuto con lui nella steppa gli diventerà ostile". Il cacciatore andò via, portando con sé la prostituta Shamkat, ed essi si misero in cammino, intrapresero il viaggio. Dopo tre giorni raggiunsero il luogo prescelto, e il cacciatore e la prostituta sedettero nel loro nascondiglio; un giorno, due giorni essi sedettero vicino alle pozze d'acqua, Finché dalla montagna non venne il bestiame per bere alle pozze d'acqua, e non giunsero dalla montagna le bestie selvagge all'acqua e si soddisfecero; giunse anch'egli, Enkidu, generato dalla montagna, che bruca l'erba con le gazzelle, si abbevera alle pozze d'acqua con il bestiame, e si soddisfa con le bestie selvagge presso le pozze d'acqua.

 L’iniziazione alla civiltà con il sesso

Shamkat lo vide, l'uomo primordiale, il giovane la cui selvaggia virilità viene dal profondo della steppa. Il cacciatore disse: "E' lui, o Shamkat, denuda il tuo seno, allarga le tue gambe perché egli possa penetrarti. Non lo respingere, abbraccialo forte, egli ti vedrà e si avvicinerà a te. Sciogli le tue vesti affinché egli possa giacere sopra di te; dona a lui, l'uomo primordiale, l'arte della donna. Allora il suo bestiame, cresciuto con lui nella steppa, gli diventerà ostile, mentre egli sazierà le sue brame amorose". Shamkat denudò il suo seno, aprì le sue gambe ed egli penetrò in lei. Essa non lo respinse, lo abbracciò fortemente, aprì le sue vesti ed egli giacque su di lei. Essa donò a lui, l'uomo primordiale, l'arte della donna, ed egli saziò con lei le sue brame amorose. Per sei giorni e sette notti Enkidu giacque con Shamkat e la possedette. Dopo essersi saziato del suo fascino, volse lo sguardo al suo bestiame: le gazzelle guardano Enkidu e fuggono, gli animali della steppa si tengono lontani da lui. Enkidu era diverso, una volta che il suo corpo era stato purificato: le sue gambe, che tenevano il passo delle bestie, erano diventate rigide; Enkidu non aveva più forze, non poteva più correre come prima; egli però aveva ottenuto l'intelligenza; il suo sapere era divenuto vasto. Egli desistette e si accovacciò ai piedi della prostituta. La prostituta lo guardò attentamente, e ciò che gli diceva la prostituta egli andava ascoltando attentamente. Ella, allora, parlò a lui, a Enkidu: "Tu sei divenuto buono, o Enkidu, sei diventato simile a un dio. Perché vuoi scorrazzare ancora nella steppa con le bestie selvagge? Vieni! Lasciati condurre a Uruk, all'ovile, alla pura Casa, l'abitazione di An ed Ishtar, dove Gilgamesh primeggia in forza: e, simile a un toro selvaggio, è più potente di ogni essere umano". Così ella parlò a lui e il suo discorso trovò orecchie favorevoli. Egli, infatti, sarebbe andato alla ricerca di un amico, di uno che lo potesse capire. Enkidu parlò a lei, alla prostituta: "Vieni Shamkat; conducimi alla pura e santa Casa, l'abitazione di An ed Ishtar, dove Gilgamesh primeggia in forza: e, simile a un toro selvaggio, è più potente di ogni essere umano. Fammi competere con lui, lo voglio provocare: proclamerò in Uruk: "Io sono il più forte!", andrò e cambierò l'ordine delle cose; colui che è nato nella steppa è superiore a lui".

 Il viaggio verso Uruk

(Shamkat rispose): "Vieni, mettiamoci in cammino, in modo che egli possa vedere la tua faccia; io ti mostrerò Gilgamesh, io so dove si trova. Va', o Enkidu, ad Uruk, l'ovile, dove la gente è vestita splendidamente e ogni giorno è occasione di festa, dove i tamburi rimbombano e le prostitute mostrano tutte le loro grazie; piene di gioia e raggianti di felicità, nel letto di notte, i Grandi giacciono con loro. O Enkidu, tu che brami vivere, consentimi di mostrarti Gilgamesh, un uomo pieno di gioia! Guardalo, osserva le sue fattezze, egli è virilmente bello, pieno di vita, tutto il suo corpo emana un fascino seducente. La sua forza è superiore alla tua! Egli non dorme mai, ne di giorno ne di notte. O Enkidu, non tentare di competere con lui. Shamash ama Gilgamesh, ed Anu, Enlil ed Ea lo hanno reso saggio! Prima che tu scenda dalle montagne, Gilgamesh ti avrà visto in sogno, ad Uruk".

I due sogni di Gilgamesh

Gilgamesh svegliatosi rivelò il sogno a sua madre e disse: "Madre, stanotte ho avuto un sogno. Nel cielo sopra di me, luccicavano le stelle. E qualcosa simile al firmamento di Anu mi cadde addosso! Io tentai di sollevarlo ma era troppo pesante per me. Io tentai di spostarlo ma non riuscii a maneggiarlo. La cittadinanza di Uruk era accorsa a lui; la cittadinanza si assembrò attorno a lui; gli uomini si ammassarono presso di lui; e i giovani uomini si accalcarono attorno a lui. Essi baciarono i suoi piedi come bambini. Io lo amai come una moglie, lo abbracciai forte. Io lo portai con me, lo feci inginocchiare di fronte a te, tu lo trattasti come fosse tuo figlio". La saggia madre di Gilgamesh che conosce ogni cosa, comprese, così parlò al suo signore. La saggia Rimat-Ninsun che conosce ogni cosa, comprese, così parlò a Gilgamesh: "Figlio mio, le stelle che nel cielo sopra di te luccicavano, e qualcosa simile al firmamento di Anu ti cadde addosso; che tu tentasti di sollevare ma che era troppo pesante per te. che tentasti di spostare ma non riuscivi a maneggiarlo. che tu portasti con te e facesti inginocchiare ai miei piedi, e che io tratta come fosse mio figlio: un compagno forte verrà da te, uno che può salvare la vita di un amico, egli è potente nella montagna, egli possiede la forza. La sua forza è così grande come quella del firmamento di Anu. Tu lo amerai come una moglie e lo terrai stretto a te; // ed egli avrà sempre cura della tua salute. Il tuo sogno è buono e favorevole". Gilgamesh disse a sua madre: "Madre mia, ho avuto un secondo sogno! Un'ascia bipenne cadde nelle strade di Uruk, l'ovile e tutti si raccolsero attorno ad essa. I cittadini di Uruk erano accorsi da lei; tutto il Paese si raccolse attorno ad essa; gli uomini si accalcarono attorno ad essa. Io la portai a te e la feci inginocchiare di fronte a te, io lo amai come una moglie e lo abbracciai forte e tu lo trattasti come se fosse tuo figlio". La saggia madre di Gilgamesh che conosce ogni cosa, comprese, così parlò a suo figlio. La saggia Rimat-Ninsun che conosce ogni cosa, comprese, così parlò a Gilgamesh: "Figlio mio! L'ascia bipenne che tu hai visto - essa è un uomo! - che tu hai amato come una moglie, che hai abbracciato forte, e che io ho trattato come se fosse tuo figlio, (questo vuol dire:) un compagno forte verrà da te, uno che può salvare la vita di un amico, egli è potente nella montagna. La sua forza è così grande come quella del firmamento di Anu". Gilgamesh a lei parlò, a sua madre: "// Fallo scendere, allora, secondo la parola di Enlil, il grande consigliere, così io guadagnerò un amico che mi darà consigli, in verità io guadagnerò un amico che mi da consigli". I suoi sogni così come avvenuti furono rivelati. Rivelò Shamkat i sogni di Gilgamesh e li riferì a Enkidu, mentre facevano l'amore ed Enkidu era sdraiato accanto a lei.

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